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L'ARTE DI GRANETTO VISTA DA UN ANTROPOLOGO
di Cecilia Gatto Trocchi (Università di Perugia)

Nella ridente e fiorita isola di Bali sono tenuti in grande onore pittura e pittori. Prima della commercializzazione oggi in atto, il pittore balinese si recava come ospite dal cliente che voleva un dipinto, si stendeva sulla stuoia e sognava. L'indomani riproduceva minutamente il sogno sulla tela di batik. Ma l'amatore straniero che guarda il quadro non vede in esso i frutti del più profondo inconscio individuale perché il pittore rimane fedele a canoni tradizionali rigidissimi. Vediamoli: il quadro è pieno, la composizione non lascia vuoti. Non solo non c è pezzetto di tela che non sia dipinto, ma nessuna zona un po' vasta è lasciata a coloritura uniforme. Tutto sembra un intrico labirintico di segni in cui foglie, persone, fiori e animali formano uno spesso, non-perforabile sfondo. Il fatto è che questi disegni fittissimi, super-decorati sono schemi di belle immagini per impedire l'ingresso dei demoni, divoratori delle anime, nelle case e nei templi. I demoni inghiottitori infatti non sanno «svoltare», non sanno seguire i percorsi labirintici delle foglie e dei rami e sbattono vanamente il capo sull'erba, sui fiori, sulle nuvole dello sfondo. Ciò che per noi è arte, per il primitivo è incantamento e preghiera: «Sed libera nos a malo». La pittura di Luigi Granetto, che mi piace chiamare «sapienzale», sà tutto questo e lo dice. Rugiada per i nostri cuori estenuati dall'estetismo. Chi disse: «L'arte per l'arte» poteva prevedere di fare il gioco dei mercanti e non il gioco degli angeli? Purtroppo no, non lo prevedeva, altrimenti avrebbe pregato in ginocchio le sue Madonne pre-raffaellite e bruciato tutti i pennelli. La pittura di Luigi è concepita per salvarsi l'anima, per leggere il mondo e suoi simboli. Il sole e la luna, l'alto e il basso, la luce e l'ombra sono opposizioni costanti che solo il Dio della Genesi poteva sanare.La Giustizia squilibrata della bilancia reale, il triangolo che tende all'abisso («salita e discesa sotto la medesima cosa»), il quadrato inamovibile della materia e del potere, il cerchio che è compasso e infinito tutto questo è metafora dell2 vita e del suo doppio. Guai a chi consideri l'arte un fatto "istintivo" il piu primitivo, semplice, illetterato pittore di Bali gli riderebbe in faccia. Lui sa che è vero che il pittore è un sognatore, ma nel suo sonno divinatorio egli non fa altro che sognare l'eterna vicenda degli dei.

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