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SCRITTURA E CINEMA
Jane Austen, Giovanni Boccaccio, Heinrich Böll, Gesualdo Bufalino, Albert Camus, Truman Capote, Suso Cecchi D'Amico, Agatha Christie, Jean Cocteau, Gabriele D'Annunzio, William Faulkner, Francis Scott Fitzgerald, Ian Fleming,  Gustave Flaubert,Tonino Guerra, Peter Handke, Milan Kundera, David Herbert Lawrence, Henry Miller, Eugene O'Neill, John Steinbeck, Bram Stoker, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Oscar Wilde, Tennessee Williams

 

Jane Austen (1775 – 1817)
Scrisse fra i romanzi più belli che si possano immaginare ma poco letti probabilmente a causa di una cinematografia che spesso ha avuto l'ardire di essere più convincente della sua scrittura: Ragione e sentimento diretto da Ang Lee, con Kate Winslet, Alan Rickman, Emma Thompson, Hugh Grant e Robert Hardy, vincitore del Golden Globe come miglior film drammatico del 1995; Orgoglio e pregiudizio diretto da Joe Wright, con Keira Knightley, Donald Sutherland, e Judi Dench con quattro Nomination all'Oscar, Emma diretto da Douglas McGrath con Gwyneth Paltrow, Jeremy Northam, Toni Collette e Ewan McGregor, Oscar per la Miglior colonna sonora a Rachel Portman; Mansfield Park diretto da Patricia Rozema, Persuasione diretto da Roger Michell, e infine L'abbazia di Northanger diretto da Jon Jones.
Ma esisterà ancora qualcuno che ha letto uno di questi romanzi senza aver visto il film?
Cercasi risposte brillanti!
Per il momento vorrei confidarvi, ma mi raccomando non ditelo troppo in giro, che come lei  "non voglio che la gente sia troppo simpatica: questo mi risparmia il disturbo di volerle molto bene" ma anche che sia "gradevolissima, in quanto mi salva dal problema di piacerle molto".
Sono anche sicuro che lei abbia fatto più volte centro fregando i più fini tiratori di retorica: "niente inganna quanto l'apparenza della modestia, spesso non è che indifferenza per l'opinione altrui e qualche volta un modo indiretto di vantarsi"...".la vanità è senz'altro una debolezza, ma l'orgoglio sarà sempre tenuto sotto controllo da una mente veramente superiore"..."in mancanza di piaceri migliori, il vero filosofo approfitta di quelli che gli sono concessi" e infine il suo pensiero migliore: "tutti noi vogliamo insegnare agli altri, anche se riusciamo a trasmettere solo quello che non vale la pena di imparare

Giovanni Boccaccio (1313 – 1375),
 Nato illegittimo, s'inventò l'amore per Fiammetta figlia illegittima di Roberto d'Angiò, pianse la sua piccola bastarda Violante, sopravvissuto alla peste nera la utilizzò come una scenografia ma soprattutto, amante di Dante e suo primo biografo, non cercò mai d'imitarlo e anzi con il Decamerone scrisse una terrestre Commedia decisamente contrapposta a quella "Divina" dell'Alighieri: insomma era un originale.
 Prese sul serio la frase evangelica "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra " e quella biblica "Chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte tanto", convinto che "Amor può troppo più che né voi né io possiamo", preferì raccontare con distaccata ironia senza farsi coinvolgere da giudizi impostati da una teologia umana che reputava relativa: "perché il mio parlare agli uomini non pervenga, anzi, in quanto io posso, del tutto il niego loro, però che sì miseramente in me l'acerbità d'alcuno si discuopre, che gli altri simili imaginando, piuttosto schernevole riso che pietose lagrime ne vedrei",
 Pagò a caro prezzo il suo essere profondamente cristiano nella pietà: la prima volta quando i suoi libri furono messi all'indice dal Concilio di Trento e la seconda volta quando il romanticismo illuminista volle rivalutarlo come anticipatore dell'individuo che determina la propria vita indipendentemente dalla sua fede in Dio.
 Fra i pochi che hanno compreso la sua vera essenza vi fu Hermann Hesse che scrisse: "Per chi trae diletto da una lingua viva e bella, leggere il Decamerone non è dissimile dal vagare tra alberi in fiore e bagnarsi in acque purissime."
 
Su Giovanni Boccaccio  furono girati moltissimi film spesso goliardici e di cattivo gusto ma Pier Paolo Pasolini con il suo "Decameron" gli dedicò un autentico capolavoro che vinse l'Orso d'argento al Festival del Cinema di Berlino ma che ebbe anche in Italia problemi con la censura che causò un ridicolo processo.
 E' stato per me curioso vedere recitare lo stesso Pasolini nella parte di un allievo di Giotto e il nostro comune amico, il pittore Giuseppe Zigaina in quella del frate confessore.
Indimenticabile Silvana Mangano nella parte della Madonna e naturalmente  Franco Citt
i
e Ninetto Davoli, rispettivamente nei ruoli di Ser Ciappelletto e Andreuccio da Perugia,

Heinrich Böll (1917 –1985)
 
Condivido molti pensieri quotidiani con lo scrittore Premio Nobel Heinrich Böll (1917 –1985): "quello che gli altri chiamano reale, a me sembra una finzione"..."un artista ha la morte sempre con sé, come un bravo prete il suo breviario"..."nell'esercizio anche del più umile dei mestieri, lo stile è un fatto decisivo"..."vi sono dei limiti oltre i quali l'idiozia dovrebbe essere controllata".
 Pensando a Heinrich mi chiedo come sia stato possibile per uno scrittore nato a Colonia, patria del severo domenicano Alberto Magno di Bollstädt, scrivere di macerie e disastri rendendoli più reali e tragici attraverso un magistrale uso dell'ironia così diversa dal tipico sarcasmo di Bertolt Brecht.
 Difficile trovare in lui la tipica sovrabbondanza deduttiva della forma mentis germanica.
 Nel suo capolavoro "Opinioni di un clown" non vi è nessun eroe al quale identificarsi, nessun personaggio particolarmente positivo o negativo ma solo un'ambientazione generale piena di contraddizioni che cercano disperatamente qualche appoggio etico e politico per dare una qualche dignità ad ogni singolo individuo.
 Quello che mi consola in Heinrich è il fatto che anche se se la tirava con l'impeccabilità dello stile, facendo di tutto per combattere il mostro della retorica finì anche lui a pontificare sulla fine della "vera cultura" opposta alla divulgazione di massa della stessa: "la cultura che si subordina agli indici d'ascolto, quindi al successo di pubblico, è una cultura persa.
 Si può fare cultura solo in opposizione agli indici d'ascolto o a dispetto di un indice basso. Quando la tanto decantata varietà dell'informazione si sarà definitivamente svelata come varietà propagandistica, allora si ritornerà con desiderio ai libri. Speriamo che prima di allora le biblioteche non siano vuote".
 Dal suo romanzo "L'onore perduto di Katharina Blum o Come la violenza può svilupparsi e dove può portare" fu tratto il film  girato da Volker Schlöndorff e Margarethe von Trotta, e intitolato Il caso Katharina Blum.
 Rimasero famose le scritte a chiusura dell'opera tratte da un  pamphlet di Böll: " I personaggi e l'azione di questo racconto sono completamente fittizi.
 Nel caso in cui nella rappresentazione di certe pratiche giornalistiche dovessero essere riscontrate somiglianze con le pratiche della Bild-Zeitung, queste somiglianze non sono né volute né casuali, bensì inevitabili"

Gesualdo Bufalino (1920 – 1996)
Nacque il 15 novembre Gesualdo Bufalino, traduttore e insegnante liceale, scrisse capolavori che non avrebbe mai voluto pubblicare in vita, non solo perché ammetteva di non aver mai "rinunziato all'impossibile con la debole scusa che era, appunto, impossibile" riconoscendo in se la coincidenza di "previdenza e follia" ma specialmente perché " simile a un colombo viaggiatore, il poeta porta sotto l'ala un messaggio che ignora" e quindi, aggiungo io, come fare a spiegare agli altri qualcosa che non si conosce?
Poi, tradito da un'introduzione a un volume fotografico sulla sua amata Comiso, fece intuire a Leonardo Sciascia che un genio simile dovesse avere almeno un capolavoro nel cassetto. Naturalmente Bufalino negò ma alla fine vinse la perseveranza di Sciascia e la "Diceria dell'untore" uscì nel 1981 e vinse subito il Premio Campiello e dieci anni dopo dal libro fu tratto un film con la regia di Beppe Cino e la presenza di attori del calibro di Vanessa Redgrave e Fernando Rey.
Altri sei anni, altri libri, altri premi e una morte stupida per un incidente stradale e poi da lassù gli toccò vedersi anche "Auguri don Gesualdo" il documentario della sua vita esteriore girato dal mio amico Franco Battiato.
 E pensare che Gesualdo aveva cercato solo la pace "di restarsene seduti, fantasticando, nel proprio studio, caro ad Ariosto che preferiva sfogliare in poltrona l'atlante di Tolomeo piuttosto che affidarsi alle fragili tavole d'un battello"
Ma a questo punto è lecito chiedersi: perché un uomo del genere si era messo a scrivere?
Invece di cercare d'indovinare la risposta mi sembra più saggio farglielo dire direttamente a Lui: " si scrive per guarire sé stessi, per sfogarsi, per lavarsi il cuore.
Si scrive per dialogare anche con un lettore sconosciuto. Ritengo che nessuno senza memoria possa scrivere un libro, che l'uomo sia nessuno senza memoria. Io credo di essere un collezionista di ricordi, un seduttore di spettri.
La realtà e la finzione sono due facce intercambiabili della vita e della letteratura. Ogni sguardo dello scrittore diventa visione, e viceversa: ogni visione diventa uno sguardo. In sostanza è la vita che si trasforma in sogno e il sogno che si trasforma in vita, così come avviene per la memoria.
La realtà è così sfuggente ed effimera.
Non esiste l'attimo in sé, ma esiste l'attimo nel momento in cui è già passato.
Piuttosto che vagheggiare un futuro vaporoso ed elusivo, preferisco curvarmi sui fantasmi di ieri senza che però mi impediscano di vivere l'oggi nella sua pienezza"
E ora siete soddisfatti, il fantomatico "caso Bufalino" è stato risolto?
Io credo di no e finisco questo amaro esercizio per rivalutare la memoria personale e collettiva che compio tutti i giorni con un suo convincimento che sento anche mio: "lodato sia don Chisciotte! Che seppe con tanto anticipo di secoli riconoscere un furibondo gigante sotto la maschera di un innocente mulino

Albert Camus (1913 – 1960)
Il premio Nobel Albert Camus nacque in Algeria il 7 novembre del 1913, esattamente come lui auspico un nuovo umanesimo fondato su quella che lui chiamava la felicità di Sisifo, sempre in bilico fra solidarietà e solitudine (solidaire ou solitaire) e io chiamo Archeologia della sapienza poetica.
Nel saggio "Il mito di Sisifo" Camus scrisse "Lascio Sisifo ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo insegna la fedeltà superiore che nega gli dèi e solleva i macigni. Anch'egli giudica che tutto sia bene.
Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile.
Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice."
Fra i pochi che seppero seguire il suo impegno vi fu certamente Luchino Visconti che riuscì nel 1967 a trasformare il suo romanzo "Lo Straniero" in una grande opera cinematografica con
Marcello Mastroianni nei panni di Arthur Meursault e Anna Karina in quelli di Marie Cardona

Truman Capote (1924 – 1984),
Nacque il 30 settembre lo scrittore, giornalista e drammaturgo Truman Streckfus Persons (1924 – 1984 noto come Truman Capote che. dopo aver passato un infanzia difficile con una mamma un po' puttana che lo richiudeva a chiave al buio nelle stanze degli alberghi dove riceveva i suoi amanti, divenne uno dei frequentatori dei salotti mondani di New York e, dopo la pubblicazione del romanzo Breakfast at Tiffany's, anche uno degli scrittori più amati della sua epoca, fatto che lo fece ben presto diventare un alcolista, un tossicodipende sfruttato dagli amanti e abbandonato dagli amici.
Grandissimo successo ebbero le riduzioni cinematografiche dei suoi romanzi, oltre al notissimo
Breakfast at Tiffany's, film di Blake Edwards con Audrey Hepburn e George Peppard ricordo la sua sceneggiatura per il film Il tesoro dell'Africa (Beat the Devil) diretto da John Huston, con Humphrey Bogart, Jennifer Jones, Gina Lollobrigida e Peter Lorre

Era convinto che "si versano più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle non accolte" ed aveva ragione!

Suso Cecchi D'Amico (1914 – 2010),
Per Suso il tempo reale non è legato alla cronaca ma alla storia, scrive infatti: " non so spiegare come sia potuto accadere che io continui a sentire presenti le persone che ho più amato e delle quali dovrei soffrire la mancanza.
Il rapporto che ho avuto con loro nel passato continua inalterato, tranquillo, né faccio nulla per trovare una risposta a questo mistero che mi è proposto, e dal quale traggo la confortante persuasione che tutto ciò che è esistito esiste".
Suso, non solo fu una infallibile conoscitrice della psicologia dei geni con i quali lavorò, ma sperimentò con il suo lavoro cosa fosse realmente il rapporto fra inconscio individuale e collettivo e l'arte conscia nel dare congruità al bisogno dell'uomo di trovare una forma accettabile alla commedia umana.
A questo proposito scrisse: " nasce, durante le riunioni di sceneggiatura, anche un curioso rapporto con i familiari dei colleghi, che impariamo a conoscere intimamente nei discorsi fra noi, per cui ci troviamo a partecipare alle vicende tristi e liete delle loro vite con una passione che non trova poi riscontro nel rapporto diretto"
E' comunque un vero spasso per me proporre, agli arcigni e sempre incazzati discepoli di McLuhan, una frase di Suso dove rivaluta le sue teorie con l'ausilio dell'ironia: "secondo me, se finita la guerra ci fossero stati in Italia tutti i giornali e le riviste che ci sono adesso, molti di noi si sarebbero sfogati a scrivere, invece di fare del cinema.
Morivamo dalla voglia di raccontare l'esperienza della guerra, volevamo lasciare testimonianza di come, nostro malgrado, ci eravamo trovati coinvolti".
Scrisse poi di Rossellini una frase che potrebbe andare bene anche per Hemingway: "ho sempre detto che non ci potevamo permettere di fare un'altra guerra per far girare qualche altro bel film a Rossellini. Paisà e Roma città aperta sono dei grandi film, grandi come gli avvenimenti che a lui erano congeniali. Non era un regista da piccola cronaca quotidiana".

Agatha Christie (1890 – 1976)
Nacque il 15 settembre la scrittrice Agatha Mary Clarissa Miller, Lady Mallowan, nota come Agatha Christie , divorziata dal colonnello della Royal Flying Corps Archibald Christie, madre nella realtà di Rosalind e di Hercule Poirot e di Miss Marple nella fantasia, riuscì a vendere due miliardi di copie dei suoi 93 romanzi e delle sue 17 commedie.
Era convinta che la necessità non sia "la madre dell'invenzione" perché, secondo lei, " è molto più facile che questa nasca direttamente dall'inattività e forse anche dalla pigrizia".
Dotata di un'ironia straordinaria "un archeologo è un marito ideale. Più invecchi e più si interessa a te" fu una vera dispensatrice di saggezza come quando fece dire a Poirot "l'istinto è una cosa meravigliosa, non può essere spiegato, né dev'essere ignorato" Fra i molti attori che hanno interpretato Hercule Poirot da Peter Ustinov (Poirot sul Nilo, La sagra del delitto) ad Albert Finney (Assassinio sull'"Orient Express), quello che secondo me si è avvicinato di più a questo personaggio è David Suchet, straordinario attore della serie televisiva britannica e coautore. con il giornalista Geoffrey Wansell, del libro "Poirot and Me". Per finire mi rimane una domanda che mi faccio da molti anni: ma chi era veramente la vecchia zia di Agatha Christie che le ispirò il personaggio di Miss Marple? Chi lo sa parli o taccia per sempre!

Jean Cocteau  (1889 – 1963)
Il 5 luglio nacque Jean Cocteau angelo caduto, figlio di puttana, bisessuale, icona del disimpegno, saggista, drammaturgo, sceneggiatore, disegnatore, scrittore, librettista, regista ed attore .....quasi certamente solo poeta, uno di quei poeti che sanno vivere nel mondo reale e proprio per questo generò timore perché come lui stesso affermava: " mette l'uomo col naso nelle sue caccole. L'idealismo umano cede di fronte alla sua probità, alla sua inattualità (la vera attualità), al suo realismo che la gente considera pessimismo, al suo ordine che chiama anarchia. Il poeta è antiprotocollare. Si è creduto per molto tempo che fosse il capo del protocollo della inesattezza. Il giorno in cui il pubblico ha capito quello che era veramente, lo ha temuto" .
Un giorno Marcel Proust gli scrisse "crepo di gelosia nel vedere come nei suoi straordinari pezzi su Parigi lei sappia evocare delle cose che io ho sentito e che son riuscito ad esprimere solo in modo assai pallido"
Fu ritratto dai suoi grandi amici Pablo Picasso e Amedeo Modigliani, e lui stesso disegnò i ritratti dei suoi amici la contessa di Noailles, Erik Satie, Georges Auric, Francis Poulenc, Léon Bakst, Jean V. Hugo, di Sergej Diaghilev, Vaslav Nijinskij, Picasso e naturalmente l'amato Raymond Radiguet.
Lavorò con Igor Stravinskij per l'opera Oedipus Rex e con Arthur Honegger per Antigone, vinse come regista del film Orfeo il premio della critica al festival di Venezia.
Era convinto che "bisogna essere un uomo vivo e un artista postumo" anche perché "quando un'opera sembra in anticipo sul suo tempo, è vero invece che il tempo è in ritardo rispetto all'opera". Sintetizzò tutta la sua vita in una semplice frase: "Amare , dormire a occhi aperti, aspettare miracoli, questa fu l'unica mia politica".

Gabriele D'Annunzio (1863 – 1938)
Se per Benito Mussolini fu " come un dente guasto: o lo si estirpa o lo si ricopre d'oro", James Joyce scrisse di ritenere che i tre scrittori dell'Ottocento naturalmente dotati di maggior ingegno fossero d'Annunzio, Kipling, Tolstoi.
Robert Musil disse " Il Piacere fu uno dei primi libri con cui, quarant'anni fa, feci conoscenza con l'arte moderna, uno dei primi ch'ebbero influsso su di me mentre Paul Valéry lo considerò uno dei pochi esseri umani " sempre meraviglioso di energia vitale e di entusiasmo" e per Lenin fu "l'unico rivoluzionario in Italia
Gabriele si raccontò in tanti di quei modi da far impazzire generazioni di critici ma non è così difficile capire la differenza che esiste fra la frase " io sono un animale di lusso; e il superfluo m'è necessario come il respiro. L'uomo è, sopra tutto, un animale accomodativo. Non c'è turpitudine o dolore a cui non s'adatti" e quello che scrisse nel "Il trionfo della morte" : " ecco, io sono vivo, io respiro. Qual è la sostanza della mia vita? Ed in balia di quali forze? Sotto l'impero di quali leggi? Io non mi posseggo, io sfuggo a me stesso, il senso che io ho del mio essere è simile a quello che può avere un uomo il quale, condannato a restare su un piano di continuo ondeggiante e pericolante, senta di continuo a mancargli l'appoggio, dovunque egli posi il piede. Io sono perpetuamente ansioso e neanche la mia ansietà è ben definita. Io non so se sia l'ansietà del fuggiasco inseguito alla calcagna o di chi insegue senza mai raggiungere. Forse l'una e l'altra insieme".
Solo chi sa di non possedersi e sa fuggire da se stesso lo può amare come un fratello.
Gli altri è meglio che si rechino in gita cercando di trarne piacere!


Arthur Conan Doyle (1859 – 1930)
 Lottò con la tradizione empirica e logico deduttiva delle menti più brillanti della sua patria e il desiderio di una realtà diversa che solo il mistero può rendere percorribile.
 In "La lega dei Capelli Rossi" confidò ai lettori che la sua vita non era "che un continuo sforzo per sfuggire alla banalità dell'esistenza" e un giorno si convinse che "se le idee devono interpretare la Natura è necessario che siano altrettanto sconfinate".
Decise quindi di dedicare gli ultimi anni della sua esistenza interamente e solo allo spiritismo.
Chissà cosa avrebbe detto il suo Sherlock Holmes per il quale essendo il " mondo pieno di cose ovvie, nessuno si prende mai la cura di osservarle" e che "eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.
Certo Sherlock era anche convinto che fosse "un errore enorme teorizzare a vuoto" perché " senza accorgersene, si comincia a deformare i fatti per adattarli alle teorie, anziché il viceversa" Purtroppo Sherlock non ha mai posseduto, come il suo autore, uno spirito-guida arabo di nome Pheneas e non ha mai avuto l'onore di conoscere Houdini che smascherò qualsiasi medium che lo scrittore gli presentò.
Fra i moltissimi film dedicati a
Sherlock Holmes ricordo con piacere Il mastino di Baskerville diretto da Sidney Lanfield con Basil Rathbone nella parte diHolmes


William Faulkner (1897 – 1962)
Nacque il 25 settembre lo scrittore, sceneggiatore, poeta e vincitore del Premio Nobel, William Faulkner  che, dopo aver lavorato in un ufficio postale, in una segheria, fatto l'istruttore di golf, pubblicò Sartoris, The Sound and the Fury e As I Lay Dying, romanzi di scarsissimo successo.
Solo nel 1931 con l'uscita di Sanctuary riuscì ad alleviare i problemi economici che lo assillavano, specialmente per l'interesse dei produttori di Hollywood per i suoi racconti.
Nel 1938 uscì The Unvanquished che ebbe una scarsa fortuna in libreria ma che gli cambiò definitivamente la vita, positivamente per la vendita dei diritti cinematografici e negativamente per il suo alcolismo.
Conoscitore attento della propria storia amò anche le tradizioni e la mitologia degli altri, tutta la sua opera, spesso tacciata di modernismo, può essere sintetizzata in questa frase: "quel che vi è di meglio nel pensiero si aggrappa come edera morta su vecchi mattoni morti".
Non particolarmente ottimista, affermava che "molto spesso un uomo è la somma delle sue disgrazie", detestò ogni forma di nichilismo esistenziale, molto di moda alla sua epoca. disse "fra il dolore e il nulla io scelgo il dolore" e in Sound and the Fury ridiede dignità alla parola "nulla": "non è quando capisci che nulla può aiutarti, religione, orgoglio, qualsiasi cosa, è quando capisci di non aver bisogno di nulla"

Gustave Flaubert (1821 – 1880)
 Di Flaubert  amo soprattutto il suo dissacrante e divertentissimo Bouvard et Pécuchet fu l'apoteosi degli eccessi: anticonformista, espulso dal collegio per insolenza, viaggiatore sconclusionato alla ricerca di facili sensazioni, selvaggio solitario e impenitente viveur, eternamente senza soldi, massacrato dai critici e dai benpensanti, fu compreso e amato forse solo da Guy de Maupassant. Detestò i luoghi comuni: " un'estate è sempre «eccezionale», calda o fredda, secca o umida che sia"..."il mare non ha fondo. Immagine dell'infinito. Fa venire grandi pensieri. In riva al mare bisogna sempre avere un cannocchiale.
 Quando lo si guarda, dire sempre: «Quanta acqua!»"..."il tempo: eterno argomento di conversazione. Causa universale delle malattie. Lagnarsene sempre"..."Sculacciare i bambini, picchiare gli animali, cacciare i domestici, punire i malfattori significa rendere loro un servigio"..."gli imbecilli sono tutti quelli che non la pensano come noi"..."l'eccezione: dite che "conferma la regola" ma non azzardatevi a spiegare come"
 Mi sono spesso chiesto come mai Ezra Pound affermasse che "nessun uomo può scrivere versi veramente buoni se non conosce Stendhal o Flaubert", probabilmente perché tutti e due ebbero la capacità di vedere il rovescio della medaglia; il primo quando disse: "la religione, come quel potere assoluto temperato dalle canzoni che è la monarchia francese, hanno prodotto cose singolari che il mondo non avrebbe mai visto se queste due istituzioni fossero mancate" e il secondo quando ci confidò "vorrei il bello nell'infinito, invece vi trovo soltanto il dubbio". In effetti la poesia, senza queste virtù, sembrerebbe non degna di eccessiva considerazione!
 Non scrisse mai per il teatro ma la sua Madame Bovary si prestò a moltissime riduzioni cinematografiche da quella del 1933  per la regia di Jean Renoir ai film più recenti come quello girato nel 1991 da Claude Chabrol, con
Isabelle Huppert

Tonino Guerra (1920 – 2012)
 Tonino, 
poeta, scrittore  e sceneggiatore di fama internazionale, salì più volte sul Monte Analogo dove scoprì che:
 
  "L’aria l’e cla roba lizira
 che sta dalonda la tu testa
 e la dventa piò céra quand che t’roid..
 l’aria è quella cosa leggera,
 che sta intorno alla tua testa
  e diventa più chiara quando ridi
 
 Su quel monte comprese a cosa servono i ricordi:
 
 Lo so, lo so, lo so // che un uomo, a 50 anni, //
 ha sempre le mani pulite //
 e io me le lavo due o tre volte al giorno //
 ma è quando mi vedo le mani sporche //
 che io mi ricordo di quando // ero ragazzo".
 
 Solo Tonino raggiunse la completa visione che si ha quando si è capito che la bellezza del naufragio della conoscenza umana dipende dalla qualità della finzione.
 Disse: "se faccio finta di fumare mi cade la cenere addosso" obbligando tutti ma proprio tutti ad alzarsi in piedi e applaudire.
 Fu premiato solo tre volte con il Davide di Donatello per le sceneggiature di 
Tre fratelli
di Francesco Rosi, E la nave va di Federico Fellini e Kaos dei fratelli Taviani e non vinse nulla per le splendide sceneggiature di Matrimonio all'italiana,  di Vittorio De SicaDeserto rosso, e Blow-Up  di Michelangelo Antonioni per non parlare di quel capolavoro assoluto che è Amarcord di Federico Fellini

Milan Kundera
 M
ilan fu espulso dal suo paese dopo la "Primavera di Praga" dalla brutalità del comunismo, esule in Francia ha dato solo nel 2006 il permesso di pubblicazione delle sue opere anche nella, finalmente democratica, Repubblica Ceca.
 Il suo romanzo più conosciuto, "L'insostenibile leggerezza dell'essere", nel 1988 è diventato un film diretto da Philip Kaufman interpretato da Daniel Day-Lewis e Juliette Binoche che si è aggiudicato la Nomination all'Oscar per la Migliore sceneggiatura non originale a Jean-Claude Carrière e Philip Kaufman e la Nomination al Golden Globe per il Miglior film drammatico.
 Fra le sue opere scritte per il teatro ricordo "Jacques e il suo padrone: Omaggio a Denis Diderot in tre atti
  Kundera sostiene la "che la stupidità deriva dall'avere una risposta per ogni cosa e la saggezza deriva dall'avere, per ogni cosa, una domanda" e poi aggiunge che "una  domanda per la quale non esiste risposta è una barriera oltre la quale non è possibile andare. In altri termini: sono proprio le domande per le quali non esiste risposta che segnano i limiti delle possibilità umane e tracciano i confini dell'esistenza umana" per concludere "le. domande veramente serie sono solo quelle che possono essere formulate da un bambino. Sono domande per le quali non esiste risposta" Quando si dice un ottimista!

Peter Handke
 
Lo scrittore, drammaturgo e saggista Peter Handke, nato a Griffen, in Austria, il 6 dicembre del 1942 fa parte di quei rari geni che vale la pena di seguire mettendosi in ginocchio. Definisce la sua scrittura " un movimento che si ramifica lentamente e continuamente in maniera uniforme come nel romanzo psicologico di Dostoevskij, senza psicologia però, ma con una tensione continua" e nella sua capacità di non raccontare mai balle, sostituendole con le finzioni della fantasia invia i suoi lettori a "de-pensarsi... finché non vi sia più nulla di sé e tutto si perda nel vento e nel sole, nulla, tranne un piccolo punto di dolore". il suo romanzo "Prima del calcio di rigore" divenne il film omonimo girato da Wim Wenders con il quale ha anche scritto la sceneggiatura del "Il cielo sopra Berlino ' Proprio in questo film vengono recitati questi splendidi versi: "Quando il bambino era bambino, / era l'epoca di queste domande. / Perché io sono io, e perché non sei tu? / Perché sono qui, e perché non son lì? / Quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio? / La vita sotto il sole è forse solo un sogno? / Non è solo l'apparenza di un mondo davanti al mondo / quello che vedo, sento e odoro? / C'è veramente il male e gente veramente cattiva?" Probabilmente non tutti si fanno questo tipo di domande ma potrebbero incominciare a farsele!

David Herbert Lawrence (1885 – 1930)
 
Nacque l'11 settembre lo scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e pittore David Herbert Lawrence e sembra oggi quasi impossibile pensare che il suo romanzo più famoso "L'amante di Lady Chatterley", uscito in edizione privata nel 1928, fu pubblicato solo nel 1960, cinque anni dopo della riduzione cinematografica che ne fece Marc Allégret con la bella Danielle Darrieux nella parte di Constance Chatterley. Bisogna proprio dire che aveva ragione Lawrence quando scrisse: "è forse l'unica cosa che non ti permettono di fare, quella di essere franchi e schietti in materia di sesso. Si può essere sudici quanto si vuole. Anzi, più ci si comporta sudiciamente riguardo al sesso, e più la cosa va loro a genio. Se invece si crede nel sesso e non si vuole che sia infangato, allora ti fregano. È il solo folle tabù superstite, il sesso inteso come una cosa naturale e vitale. Non ne vogliono sapere, e sono pronti ad ammazzare, piuttosto di permettere ad altri di praticarlo". Probabilmente David Herbert Lawrence non fu quello che si dice un autore profondo, capace d'innescare angosciose contraddizioni, ma fu certamente uno scrittore d'intrattenimento che ogni tanto, quando meno te lo aspetti sa sorprendere, per delle considerazioni psicologiche non superficiali come quando affermò " la coscienza è sinonimo di paura della società oppure, nel migliore dei casi, di paura di se stessi." Provate a dargli torto se ci riuscite!


 
Henry Miller (1891 –1980)
 Non è stato facile per me perdonare Henry Miller per quel che scisse di Goethe " un rispettabile cittadino, un pedante, un noioso, uno spirito universale, ma segnato col marchio di fabbrica tedesco, l'aquila bicipite. La serenità di Goethe, la sua tranquilla, olimpica disposizione, non è altro che il sonnolento stupore di una divinità borghese tedesca". Goethe non fu mai sereno e alla sua olimpica disposizione il primo a non crederci fu proprio lui che fece dire al suo alter ego Werther " potrei condurre la più bella vita, la vita più beata, se non fossi un pazzo" che definì la lascivia "il gioco col piacere da godere, il gioco col piacere goduto", la verità ciò che ci "fa ci fa sembrare limitati" e l'errore "onnipotenti", aggiungendo che la" verità è scostante perché è frammentaria, incomprensibile, mentre l'errore è coerente e conseguente".
 Alla fine però mi convinsi che Henry Miller fosse un Goethiano senza saperlo.
 Identico l'approccio vitalistico " lo scopo della vita è vivere, e vivere significa essere consci, gioiosamente, ebbramente, serenamente, divinamente consci"....."le critiche sincere non significano nulla: quello che occorre è una passione senza freni, fuoco per fuoco". Analoga l'atmosfera passionale "arrendersi nel modo più assoluto e incondizionato alla donna che si ama significa spezzare ogni legame tranne il desiderio di non perderla, ed è quello il legame più terribile di ogni altro".
  E infine simile la severità dispensata con una micidiale ironia alla quale solo degli idioti potrebbero opporre resistenza " gli uomini che non credono in nulla scrivono tomi su divinità che non sono mai esistite" e infine una frase terribile che profetizzò l'immensa goffaggine della maggioranza di troppi interventi di Facebook scritti da babbei "eternamente turbati dai problemi dell'umanità" solo per il fatto che questi problemi "non sono i loro o perché si sono rifiutati di affrontarli"
 Probabilmente Henry Miller Goethe non lo lesse mai con attenzione e fu forse un bene perché ogni tanto riuscì a superarne la mitizzata "universalità" con una modernità, fuori dell'ordinario, come quando descrisse l'origine neurologica della creatività: "direi che succede tutto negli attimi di calma, di silenzio, mentre cammini o ti radi o giochi a qualcosa, persino mentre parli con qualcuno che non ti suscita grande interesse. Lavori tutto il tempo, la tua mente lavora, a quel problema nel retro del tuo cervello"-
 Il suo amore con la poetessa Anaïs Nin divenne il contenuto del film Henry & June, per la regia di Philip Kaufman, con Fred Ward nel ruolo dello scrittore, Maria de Medeiros nel ruolo di Anaïs Nin e la bellissima  Uma Thurman nel ruolo della moglie.
 Henry Miller scriise anche la commedia Just Wild About Harry. A Melo in Seven Scenes tradotta con il titolo "Proprio pazza per Harry" da Luciano Bianciardi per Einaudi.

 
 
Eugene O'Neill (1888 – 1953)
 
Se Wilde generò l'equivoco della "leggerezza", accadde a Eugene O'Neill di essere criticato per la sua pesante serietà probabilmente perché non è facile comprenderne a fondo l'umorismo, decisamente elitario, che gi fece dire: "sperare nel buonsenso delle persone è la prova che non si possiede buonsenso.”
 Ritenuto ingiustamente un antimaterialista per la capacità satirica di ridicolizzare l'eccesso di consumismo compresa l'importanza dei fatti e non delle cose "se una persona intende capire il significato della vita deve imparare ad amare i fatti più di sé stesso. per brutti che possano sembrare alla sua vanità sentimentale, nascondono sempre la verità che sta dietro: e la verità non è mai brutta.” La sua magistrale scrittura, dominata dal rispetto del fato, arrivò a burlarsi della mania esistenzialista della sua epoca: “la vita è per ogni uomo una cella solitaria dove le pareti sono specchi.” dove " la solitudine dell'uomo è la sua paura della vita”.

 
 
John Steinbeck (1902 – 1968)
 
John Steinbeck si scopri scrittore a 14 anni, spesso ospite della Casa Bianca dal suo amico Roosevelt, corteggiato da Hollywood tutta la vita, fu inviato speciale di guerra del "New York Herald Tribune" sul fronte europeo. Ricchissimo e un po' annoiato, dopo il 1960, con il suo camper Ronzinante, si mise a girare l'America come un ragazzino sapendo che "le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone" Mori nel mitico anno di grazia 1968 insoddisfatto di quell'economia consumistica che gli aveva permesso una vita straordinariamente felice. Per sua fortuna scrisse solo capolavori ed evidentemente non gli si può dar torto quando affermò: "a meno che un critico abbia il coraggio di lodarti senza riserve, io dico, ignora il bastardo". Inoltre è degno anche di una moderata idolatria per aver detto: "tre cose non saranno mai credute, quella vera, quella probabile, quella logica".

 
Bram Stoker (1847 –1912)
 N
on fu solo il creatore del conte Dracula ma anche uno straordinario maestro di umorismo e di etica priva di moralismo.
 Raccomandò di tenere "sempre a mente che il riso che bussa alla vostra porta e chiede: "posso entrare?" non è vero riso. no! Il riso è un re e va e viene quando e come gli pare. Lui non chiede a nessuno, lui non sceglie il momento più adatto" e ricordò a tutti noi che " i bambini che vogliono diventare uomini buoni e generosi o donne buone e nobili, dovrebbero cercare di conoscere bene tutta la gente che incontrano. Così capirebbero che tutti hanno qualcosa di buono, e se fossero capaci di vedere in un'altra persona qualche follia, qualche meschinità, qualche vigliaccheria, qualche difetto o debolezza, dovrebbero esaminare attentamente se stessi. Allora vedrebbero che, forse, anche loro hanno in se stessi qualche difetto simile, forse non altrettanto evidente ma certamente emendabile".
 Se Bram Stoker amò il mistero solo per riderci su!

Giuseppe Tomasi di Lampedusa  (1896 – 1957)
 
Nato a Palermo il 23 dicembre del 1896, autore del Gattopardo, romanzo pubblicato dopo la sua morte, rifiutato per motivi ideologici da Elio Vittorini che, per gli stessi motivi, non volle far pubblicare neanche Il Dottor Zivago di Pasternak .
 Per la serie " noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a credersi il sale della terra", vorrei ricordare che la sua famiglia discendeva dal principe  bizantino Thomaso, detto il Leopardo, imparentato con la casa imperiale che lasciò Costantinopoli dopo la morte dell'imperatore Eracleo, tra il 640 e il 646, stabilendosi ad Ancona dando origine a ramo dei Leopardi di Recanati, a quello di Amatrice estinto con Pier Silvestro Leopardi, alle  varie famiglie Tomasi dell'italia meridionale e quasi certamente alla famiglia veneta dei miei avi Lion discendenti da Domenego Lion, nominato nel 738 magister militum da Eutichio, esarca di Ravenna, dopo la morte del doge Orso Ipato-
 Andrea Vitello, biografo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ricordò  uno scambio di lettere su questo tema fra il trisavolo dello scrittore e Monaldo Leopardi padre del poeta GIacomo.
 In un epoca più recente fra gli avi di Giuseppe Tomasi di Lampedusa vi era anche Antonio Lucchesi-Palli (1716-1803), figlio di Emanuele, marito di Anna Maria Tomasi di Lampedusa (1704-1751). Antonio a sua volta fu padre di Ettore Lucchesi Palli (1806-1864), marito della figlia del re Francesco I delle Due Sicilie, Carolina di Borbone-Due Sicilie (1798-1870).
 A questo punto vi chiederete: ma ha importanza tutto questo?
 Secondo me HA UNA GRANDISSIMA IMPORTANZA perché i due libri più letti del ventesimo secolo, il Gattopardo e il Dottor Zivago, sono stati scritti con lo scopo di poter dare, a chi non poteva avere memoria intima e personale della storia, una visione, certamente di parte, ma non distorta dalle mode e ideologie che cancellando il passato, sono riuscite a rovinare il futuro di milioni di persone.
 Fra le pagine più belle del Gattopardo vi è la descrizione dei pensieri del Principe a proposito di un cadavere " di un giovane soldato del 5° Battaglione Cacciatori che, ferito nella zuffa di S. Lorenzo contro le squadre dei ribelli era venuto a morire, solo, sotto un albero di limone" del suo giardino e prontamente rimosso dai suoi compagni. Scrive Giuseppe Tomasi di Lampedusa: " L'immagine di quel corpo sbudellato riappariva però spesso nei ricordi come per chiedere che gli si desse pace nel solo modo possibile al Principe: superando e giustificando il suo estremo patire in una necessità generale.
 Perché morire per qualche d'uno o per qualche cosa, va bene, è nell'ordine; occorre però sapere o, per lo meno, esser certi che qualcuno sappia per chi o per che si è morti; questo chiedeva quella faccia deturpata; e appunto qui cominciava la nebbia".
 Giuseppe Tomasi di Lampedusa non scrisse mai nulla per il cinema ma Suso Cecchi D'Amico con l'aiuto di  Pasquale Festa Campanile, Enrico Medioli e Massimo Franciosa scrissero una meravigliosa sceneggiatura per il film di Luchino Visconti dedicato al "Il Gattopardo"con Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale e
Paolo Stoppa

Oscar Wilde (1854 – 1900)
 
Era nato a Dublino il 16 ottobre 1854, si chiamava Oscar Fingal O'Flahertie Wills Wilde e vesti la tragedia con l'abito della commedia.
 Mostrando le sofferenze degli uomini e l'insensatezza della vita, volle trasmettere la consapevolezza che il significato più profondo dell'esistenza risiede nel dolore.
 NON SCRISSE MAI AFORISMI MA IGNOBILI EDITORI, ESTRAPOLANDO DAI SUOI LIBRI LE FRASI PIU' BRILLANTI, CONTINUANO A DIFFONDERLE CON QUESTO NOME.
 Scrisse che "Il vizio supremo è la superficialità. Tutto ciò che è compreso fino in fondo, è giusto"...."mentre la Prosperità, il Piacere e il Successo sono sovente di grana grossa e di fibra volgare, il Dolore è la più sensibile fra tutte le cose create. In un intero universo di pensiero o di movimento, nulla si muove senza che il Dolore vibri in corrispondenza con palpito terribile benché squisito"...."E neppure in Eschilo o in Dante, severi maestri di dolcezza, né in Shakespeare, il più genuinamente umano dei grandi artisti, in tutto l'arco della mitologia celtica nella quale la bellezza del mondo si mostra attraverso una nebbia di lacrime e la vita di un uomo non è niente di più della vita di un fiore, vi è nulla che per pura semplicità di pathos, fusa e accoppiata con una sublimità di effetto tragico, possa uguagliare l'ultimo atto della passione di Cristo, o anche solo avvicinarvisi"...."Venisti a me per imparare il Piacere della Vita e il Piacere dell'Arte. Forse sono stato scelto per insegnarti qualcosa di più splendido: il significato del Dolore, e la sua bellezza."

 
 
Tennessee Williams (1911 – 1983)
 Spesso depresso e succube di attacchi di panico, ebbe due dolori non immaginari: la lobotomia che trasformò in vegetale la sorella pazza Rose e la morte del suo compagno Frank Merlo per carcinoma del polmone nel 1963. Trasformò la tragedia della sorella nel tema principale di "Un tram che si chiama Desiderio", l'incapacità degli uomini di accettare il destino senza cercare di eluderlo e il dolore per la morte di Frank nel tema di "La gatta sul tetto che scotta", la predisposizione degli uomini a mentire non per loro volontà ma per un rifiuto psicologico di credere alla realtà dei fatti che genera l'ipocrisia come paura, spesso non voluta, nell'affrontare i temi scomodi legati alla morte, all'omosessualità e agli schemi sociali che urtano contro il conformismo.
 Era convinto come me che "Il desiderio è qualcosa che viene a occupare uno spazio più grande di quello che il singolo individuo può concedergli".
 Maestro di antiretorica morì in maniera non epica; soffocato dal tappo del suo collirio in una stanza dell'Hotel Elysee a New York

Luigi Granetto
Biografia
Fonti e Bibliografia
Il Rovescio della Medaglia, considerazioni sui luoghi comuni
Il Fingitor cotese sapere come finzione
John Lennon una vita complicata
Vinicius de Moraes poeta della lontananza
Scritti su Fabrizio De Andrè e Lucio Battisti
Incontri un po' speciali: Carmelo Bene, Roberto Benigni, Marlon Brando,
Maria Callas, Federico Fellini, Roberto Guicciardini, Marcello Mastroianni,
 Mario Monicelli, Aldo Palazzeschi, Paolo Poli, Anna Proclemer, Ettore Scola, 
Alida Valli, Luchino Visconti e Cesare Zavattini
Il mio amico Ivan Graziani

Ancora canzoni & saggio su Renato Zero:
incontrii con Sergio Bardotti, Renato Carosone, Domenico Modugno, Gianna Nannini, Roberto Vecchioni.
Note su John Lennon, Gino Paoli, Elvis Presley, Paul Simon, Rod Stewart, Sting e Stevie Wonder

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