1999 conchiglia olio su tela 50X70

L'arte di Granetto si ricollega a quella particolare lateralità espressiva che, consolìdatasi nel tonalismo materico della grande pittura veneziana, ha fornito un linguaggio dì latenza a tutta la pittura spagnola, dal Greco al primo Picasso, ai fiamminghi, all'impressionismo francese, all'espressionismo tedesco, fino alle complesse esperienze turneriane e baconiane. Si tratta di una pittura che abolisce, dal rapporto materìa-pensìero, qualsiasi assoluto teologico o idealista, sia che si tratti di quello derivato dalle tradizioni romane-umanistiche, da Pompei a Pontormo, ripreso nella nostra epoca da tutta quella pittura fortemente motivata da esigenze di ordine programmato, come nella rnetafisica dechirichiana, nel surrealismo di Ernst, nel sociologismo di Sironi o di Leger, fino ai recenti fenomeni dell'iperealismo americano o dell'anacronismo italiano; sia nelle esperienze derivate da una mentalità meccanicistico-cartesiana, fedele all'idea utopica di progresso, come nelle esperienze futuriste, nell'equilibrio fobico di Mondrian, nel concettualismo nichilista di Duchamp ecc
Questa pittura elude per principio una qualsiasi centralizzazione, per stabilire, fra se e il mondo, un sistema di oscillazioni estremamente mobile, capace di rinnovarsi nella continua stratificazione di esperienze e di sollecitazioni interne ed esterne ad essa.
I segni più riconoscibili di questa pittura sono: un disegno che tenta sempre di fuggire a se stesso, un colore vibrante, discontinuo, mai perentorio, una luce svincolata dal rapporto rigido con le ombre, una materia che condiziona la soggettività del suo manipolatore, un impianto simbolico costruito come in una fuga bachiana, dove sono piu' importanti le variazioni piuttosto che lo schema formale che le rende possibili, una tendenzialità ideale sempre pronta ad accogliere la chiarezza del dubbio, a far scorgere il rovescio della medaglia, a svelarsi, un'ampiezza non riducibile, né ad una determinata epoca storica, né tantomeno alle esigenze della cronaca, una sofferta ed equilibristica risonanza con le mutazioni della civiltà, e infine, un profondo fastidio per la retorica.

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